“Benvenuto nel primo canale in Europa dedicato alle spycam. Un maxi archivio dedicato al mondo delle telecamere dove puoi trovare materiale unico: appartamenti, bagni, garage, spogliatoi di palestre e piscine, nightclub, camere di alberghi...”, e una volta tanto, la pubblicità su Internet non esagerava, infatti la piattaforma videointercettava la vita privata delle persone “deviandone” le immagini su server esterni, e rivendendone in chat in tutto il mondo le credenziali (nome utente e password) per accedere ai momenti più intimi delle ignare vittime.
I reati per cui i cinque informatici sono stati condannati sono quello di associazione per delinquere e detenzione e diffusione abusiva di codici atti all’accesso a sistemi informatici.
Le pene irrogate nei loro confronti vanno dai 2 anni e mezzo ai 3 anni e mezzo di carcere, e il processo si è svolto con rito abbreviato, quindi con riduzioni di pena già previste.
Come spiega il Corriere della Sera, che ha dato la notizia delle condanne, durante le indagini le maggiori difficoltà si sono riscontrate nell’impossibilità di identificare le vittime che non sapevano nemmeno di essere spiate, e questo ha limitato il campo d’azione processuale dei magistrati, non permettendo loro di procedere per il reato di accesso abusivo a sistemi informatici protetti (art. 615-ter del Codice Penale), che richiede necessariamente una querela da parte della vittima, prescrivendo che “chiunque abusivamente si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza ovvero vi si mantiene contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo, è punito con la reclusione fino a tre anni”.
Le condanne sono state emesse con rito abbreviato dal giudice Cristian Mariani del Tribunale di Milano. Le indagini coordinate dal Pm Giovanni Tarzia hanno fatto emergere che i cinque agivano come una vera e propria rete criminale.
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